Ogni anno ci sono 240mila morti in tutto il mondo causati dal morbillo, eppure la fiducia nei vaccini è ancora poca, nonostante solo nel 2014 abbiano salvato 3 milioni di vite. L’Italia non fa eccezione: lo scorso anno sono stati registrati 1.674 casi di morbillo, circa il doppio rispetto alla Germania. Sulla base di queste cifre preoccupanti Flavia Bustreo, vicedirettore generale, Salute della famiglia, delle donne e dei bambini presso l’Oms lancia l’allarme sugli obiettivi da raggiungere con il Piano d’azione globale per le vaccinazioni in occasione della settimana mondiale dell’immunizzazione (dal 24 al 30 aprile).
Difterite, tetano, pertosse e morbillo. Oggi, i bambini di tutto il mondo sono regolarmente vaccinati contro una crescente gamma di malattie e l’Oms stima che con la vaccinazione si previene, ogni anno, la morte di circa 2 – 3 milioni di persone. Ciononostante, l’Italia è tra i sette Paesi della regione europea (insieme al Kyrgyzstan, Bosnia Erzegovia, Federazione Russa, Georgia, Germania e Kazakhstan) in cui ancora si diffonde il morbillo e dove si sono registrati, nel 2014, oltre 1.600 casi della malattia virale, il doppio rispetto alla Germania .
In Italia, la media della copertura vaccinale è dell’ 88,1% (anno 2013), ben lontano dal 95% fissato come obiettivo per l’eliminazione del Morbillo di quest’anno. L’incidenza maggiore si registra in Liguria, seguita dal Piemonte, dalla Sardegna e dall’Emilia Romagna.
Il morbillo è una malattia prevenibile attraverso la vaccinazione, che provvede all’immunizzazione durante l’arco di tutta la vita nella maggior parte dei vaccinati. Eppure continua a rappresentare una problematica europea. Nel 2013, sono stati riportati 31.617 casi di morbillo e 8.350 ospedalizzazioni in 36 dei 53 Stati dell’Area Europea Oms.
«Il morbillo è una delle principali cause di mortalità infantile – spiega Bustreo – insieme alla polmonite e alla diarrea. Conduce a circa 240.000 morti l’anno in tutto il mondo. Più del 95% delle morti causate dal morbillo avvengono in paesi a basso reddito con scarse infrastrutture sanitarie, ma se pensiamo che in Europa lo avevamo quasi debellato, oggi i numeri sono tornati a crescere. Abbiamo bisogno di migliorare la fiducia della gente nei vaccini. Con mio grande allarme, abbiamo visto di recente focolai di morbillo in paesi come la Germania e gli Stati Uniti, e non perché i genitori non possono ottenere i vaccini, ma perché hanno scelto di non vaccinare i propri figli. Nel frattempo, in Pakistan, i genitori sono invitati a torto a non proteggere i loro bambini dalla poliomelite. Io considero tutto questo tragico. Come può, chi ha visto morire di morbillo o polmonite un bambino o lottare per la sopravvivenza, non considerare i vaccini come uno dei più bei doni che gli scienziati ci hanno fatto?».
L’immunizzazione contro una malattia può prevenirne un’altra.
Un recente rapporto presentato dal Sage (Stretegic advisory group of experts on immunization), il gruppo di esperti che monitora i progressi del Piano d’azione globale per le Vaccinazioni , rivela che siamo sulla buona strada per soddisfare solo uno dei sei obiettivi fissati per il 2015, quello di migliorare l’accesso ai vaccini nuovi e sottoutilizzati, in particolare per prevenire la polmonite e la diarrea, due delle maggiori cause di mortalità infantile sotto i cinque anni, che sono state introdotte, rispettivamente, in 103 e 52 paesi.
«Tutti gli altri cinque obiettivi per il 2015 – aumentare la copertura dei vaccini contro difterite, tetano e pertosse (DTP 3), porre fine alla trasmissione della poliomielite, sconfiggere il tetano materno e neonatale, debellare il morbillo in quattro regioni del mondo e la rosolia in due regioni, non saranno raggiunti – continua Flavia Bustreo – Alcuni paesi come l’Etiopia, l’Indonesia e la Nigeria hanno compiuto notevoli progressi e hanno tutti una maggiore copertura DTP3. La Nigeria è riuscita a sconfiggere la poliomelite. Cina e India si sono concentrate sul tetano materno e neonatale. Ma milioni di bambini continuano a rischiare la vita perché non sempre ci sono a disposizione le vaccinazioni di cui hanno bisogno».
La priorità: far arrivare i vaccini ai centri di salute
Ciò significa integrare l’immunizzazione con altri servizi sanitari come l’assistenza post-natale per le madri e i loro figli e assicurarsi, ad esempio, che le donne sappiano quanto siano importanti i vaccini per mantenere i loro bambini vivi e in buona salute, e che li possano ottenere.
Assicurarsi che i sistemi sanitari siano sufficientemente forti per seguire le vaccinazioni dei bambini anche in caso di conflitti, disastri naturali e epidemie, escogitando modi sia per migliorarne l’accessibilità che per mantenere i prezzi verso il basso, e migliorando la capacità dei paesi di sostenere il costo delle vaccinazioni riducendolo sulla spesa dei singoli individui, una vera sfida per i paesi a medio reddito, che spesso ricevono meno assistenza dai donatori internazionali.
Un passo avanti importante per la salute delle donne si sta compiendo verso l’immunizzazione contro il papilloma virus che sta dimostrando la sua efficacia nel prevenire il cancro al collo dell’utero. Un nuovo vaccino recentemente scoperto, ora all’ultimo stadio della sperimentazione clinica, potrebbe svolgere un ruolo chiave nel prevenire una futura epidemia di Ebola. Questo è potuto accadere grazie all’impegno profuso dai ricercatori che lavorano duramente per sviluppare nuovi vaccini sempre più efficaci, dai governi che destinano risorse affinché ai bambini dei loro paesi siano garantite le vaccinazioni di cui hanno bisogno, dalle organizzazioni nazionali e internazionali che lavorano per ottenere aiuti salva vita per i bambini che vivono in paesi a basso reddito o a rischio a causa di conflitti, disastri naturali, e altre crisi e grazie anche all’impegno politico e finanziario di alto livello.