«Tragedie come quella accaduta a Catania, nell’ipotesi che si dovesse accertare, eventualmente, che essa sia dipesa anche o addirittura solo da fattori organizzativi, potrebbero verificarsi anche a Roma come a Milano, perché oggi, da nord a sud, in particolare in ambito sanitario, quello che ha il budget più critico, gli equilibri tra Governo Centrale, Governi Regionali, e Amministrazioni Locali (comprese quelle delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere) non consentono di dar corso ad alcuna vera riforma sistematica, in quanto, ormai da diversi anni, le riduzioni di spesa hanno la meglio sulla sicurezza: se non si ammette quest’evidenza, qualunque approccio al problema è inutile».
Lo sottolinea un comunicato del presidente di Aaroi-Emac Alessandro Vergallo che si oppone alla «caccia alle streghe» scatenata dalla vicenda di cronaca di Catania dove una neonata ha perso la vita subito dopo la nascita, durante il tragitto in ambulanza tra Catania e Ragusa alla ricerca di un posto in Rianimazione e all’ «indice accusatorio» puntato contro le «vittime sacrificali da mettere alla gogna» ossia i medici. «Vi sono state proclamazioni improvvide, – precisa ancora Vergallo – da cui è trasparsa una velata presunzione di colpevolezza dei medici coinvolti nella tragica vicenda. Del resto, i medici, nell’intero nostro Paese e non solo in Sicilia, sono ormai talmente rassegnati a dover essere i capri espiatori di ogni caso di presunta malasanità, ormai ridotta con troppa e sospetta faciloneria a malamedicina, da non tentare quasi più di opporre resistenza a gogne mediatiche di ogni genere, alle quali sono sistematicamente condannati ancor prima di un processo nelle sedi competenti.
Ci troviamo, da tempo e nell’intero Paese, – prosegue Vergallo – di fronte ad una carenza insostenibile di posti-letto salvavita, di cui peraltro, proprio in Sicilia, va dato atto che con il DA 14/01/2015 «Riqualificazione e rifunzionalizzazione della rete ospedaliera territoriale», pubblicato sulla G.U.R.S. risalente al 23 Gennaio u. s., si dispone specificamente che «le Aziende Sanitarie attivino i posti letto di Rianimazione previsti dalla programmazione regionale e non ancora attivati. Pertanto, – conclude il Presidente dell’Aaroi-Emac – è indispensabile che almeno in tutti gli Ospedali, pubblici e privati, dotati di punto nascita, sia sempre presente un Anestesista Rianimatore in servizio di guardia anestesiologica separata dalla guardia rianimatoria, h24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno, in modo che sia evitato il rischio che debbano correre precipitosamente in sala operatoria o in sala parto l’Anestesista in servizio di pronta disponibilità da casa, oppure, forse peggio, il Rianimatore in servizio presso l’Unità di degenza costituita dalla Rianimazione, che deve abbandonare i pazienti degenti in Rianimazione, dove è più che mai evidente la necessità della continuità assistenziale».
16/02/2015