Il Presidente dell’OMCeO di Catania, Massimo Buscema, rilascia un comunicato in risposta all’intervista del neo direttore generale di giorno 04 settembre 2015, pubblicata sul quotidiano “La Sicilia”.
Ecco le parole del Presidente:
<<Ho letto con grande attenzione e interesse l’intervista del neo-direttore dell’ASP di Catania anche perchè si tratta probabilmente della prima uscita ufficiale dell’azienda nella vicenda osteoporosi che è iniziata, è bene ricordarlo, nel febbraio del 2015. Ma ne ho ricavato grande sorpresa e soprattutto amarezza. Sono stati affrontati infatti vari aspetti della vicenda ma stranamente si è sorvolato, ignorandoli, sui due che ritengo i più importanti:
1) la violazione fin dall’inizio della vicenda di ogni regola nel procedimento amministrativo di accertamento della presunta inappropriatezza dei medici di famiglia: omesso invio nei tempi previsti dei report mensili ai medici, sforamento dei 180 giorni per la contestazione dell’inappropriatezza o dell’iper-prescrizione (contestati cinque anni dopo!), mancata risposta alle prime note controdeduttive presentate dai medici, sorprendente riapertura del procedimento amministrativo con “sconto” sulle iniziali somme contestate ai singoli professionisti;
2) richiesta di dati sensibili dei pazienti ai medici senza nessuna autorizzazione da parte degli assistiti o della magistratura in aperta violazione al rispetto della privacy regolamentato da precise norme deontologiche e del codice penale. Sul primo aspetto soprattutto mi sarei aspettato delle risposte precise e chiare. Invece il silenzio totale. Esiste un DDG del 19.09.2005 pubblicato in GURS n. 42 del 07.10.2005 all’art.2 comma 4 che recita: “Le situazioni di prescrizioni non conformi e di iperprescrizioni complessive o per categoria di farmaci devono essere contestate dal direttore del distretto al medico prescrivente di norma entro 90 giorni, non oltre i 180 giorni dalla consegna delle ricette all’U.O. farmaceutica aziendale per le opportune iniziative del comitato aziendale”. Questo decreto viene semplicemente ignorato ma da questo deriva l’omessa vigilanza dell’ASP che non ha provveduto nei tempi giusti e corretti ai doverosi ed istituzionali controlli. Non si può dopo cinque anni violare questa norma intimando ai medici di dimostrare adesso l’appropriatezza prescrittiva con adeguata documentazione difficile oggi da reperire e senza obbligo di doverne avere copia.
Parla di “verifiche complesse” il neo direttore ma queste andavano fatte nei tempi e nei modi previsti dalla Legge e prima soprattutto di infangare una intera categoria. Anche perché, ed è questo l’aspetto più risibile della situazione, oggi quegli iniziali 21 milioni di euro contestati sono diventati, dopo “verifiche abbastanza complesse” intraprese dall’azienda, miracolosamente 10, forse diventeranno quattro. Non è certo un bel modo di procedere questo. Non traspaiono rigore e regole certe. E se non si fosse alzata forte la voce dei medici cosa sarebbe successo? Avremmo pagato un danno erariale mai commesso? Probabilmente si e tutto magari nello sdegno generale. Sul secondo aspetto poi avrei gradito un confronto sereno, pacato per chiarire i grossi problemi che la richiesta così inconsueta di dati sensibili pone riguardo al rispetto della privacy degli assistiti. Ma anche qui silenzio: si è preferito semplicemente ignorare il problema scaricandolo sui medici. Si è voluto invece nell’intervista del neo direttore con enfasi “criticare i toni dell’Ordine” che “ha raccolto calorosamente le lamentele di alcuni iscritti”. Peccato che non si tratti proprio di alcuni iscritti. Forse il neo direttore non ha seguito fin dall’inizio la vicenda e non ha avuto notizia di una grande manifestazione organizzata dall’Ordine con oltre 600 medici che in una primaverile domenica hanno gridato e rivendicato rispetto per la propria professionalità ed il proprio onore davanti a tutta la deputazione regionale, nazionale ed europea chiedendo loro una precisa presa di posizione che purtroppo non è mai arrivata. Forse il neo direttore non sa delle centinaia di telefonate, di lettere, di incontri fatti con tanti suoi Colleghi che chiedono all’Ordine non una protezione lobbistica e corporativa (come qualcuno può immaginare o qualche altro incautamente affermare) ma un intervento deciso e doveroso per poter tornare a lavorare serenamente nell’interesse dei propri assistiti.
Forse il neo direttore, che pure ammette, non potendo fare altrimenti, un “riassetto delle modalità prescrittive” dei medici, non ha ben compreso la situazione di vero allarme sociale che si è delineata con un drastico calo delle prescrizioni farmaceutiche nella nostra Provincia, tutto a scapito della qualità e dell’efficacia delle cure e questo perché i medici impauriti, minacciati, vessati adottano delle ovvie ed umane strategie di difesa.
E’ per questo che mi sono dimesso dalla Commissione ASP, atto certo non consueto ai nostri tempi, quando troppo spesso le dimissioni si minacciano ma non si danno mai e l’ho fatto in maniera pacata, serena, chiarendo che, non condividendone più il percorso e le strategie che si andavano delineando, non potevo più farne parte.
Quali sono i toni che il neo direttore non condivide? Quali sono le scelte che mi contesta? Aspettiamo risposta. L’Ordine è il primo a “non sorvolare sul compito sociale importantissimo che è quello della salute dei nostri pazienti”: conosciamo bene questo nostro compito istituzionale e sappiamo bene anche di dover proteggere e difendere l’immagine ed il decoro dei nostri iscritti. Sempre, verso tutti, a testa alta.>>