Tra i prossimi provvedimente all’esame della Conferenza unificata ci sarà anche il piano d’azione contro il razzismo. Un programma pluriennale, che entra nel merito di molti aspetti della vita sociale, in primis il diritto alla salute, cercando soluzioni concrete promuovendo un’attiva collaborazione tra le istituzioni, di cui si è fatto promotore il Dipartimento per le Pari opportunità per mettere in pratica e rendere effettivo il principio di parità di trattamento e non discriminazione in ogni sua forma. Così come previsto dalla costituzione italiana (art. 3) e dalle direttive europee . E in questo programma anti discriminazione la sanità, con le Asl, i medici e gli ospedali hanno un ruolo significativo.
Un sistema sanitario effettivamente inclusivo rappresenta la reale garanzia del diritto universale alla salute per tutti. E proprio la sanità è l’avamposto contro pregiudizi duri a morire. Tra le criticità da affrontare anche una certa reticenza da parte degli operatori a segnalare discriminazioni nell’accesso alle cure e la mancanza di un adeguato servizio di mediazione culturale. Per questo le misure che il piano individua per la sanità italiana sono innanzitutto di ascolto e assistenza.
Criticità sotto la lente
Le aree di maggiore criticità riguardano l’accesso e la fruizione dei servizi socio-sanitari. Ma anche: la difficoltà di informazione di una parte dei cittadini stranieri, che incide negativamente anche su altri servizi come il pronto soccorso; le difficoltà linguistiche e culturali nella relazione tra paziente e operatori socio-sanitari; la disomogeneità territoriale e discrezionalità degli operatori nell’applicazione della normativa rilevante. Resta critica anche la mancanza, in ambito socio-sanitario, di dati declinati per gruppo e appartenenza religiosa che rende difficile svolgere indagini sulle potenziali discriminazioni etnico-razziali e religiose. Grave anche la generale poco corretta informazione sull’etnicizzazione delle malattie prima porta di molti pregiudizi e luoghi comuni.
Gli obiettivi per il sistema salute
Il piano d ’azione impegna le Asl a favorire l’introduzione della prospettiva della diversità culturale e religiosa nelle normative e nei servizi sanitari offerti.
Per questo è indipensabile favorire la comunicazione linguistica e il dialogo interculturale, promuovere l’accesso ai servizi sanitari dei gruppi più vulnerabili. Ma una leva fondamentale è il potenziamento del ruolo dei mediatori interculturali come operatori sociosanitari pienamente integrati e messi a sistema nei servizi e nelle realtà ospedaliere.
Inoltre per una mappatura statistica, occorre promuovere indagini campionarie da effettuarsi a cura dell’Istat, su base etnica e religiosa così come richiesto dalle organizzazioni europee anti-discriminazione. Si chiede poi alla politica di promuovere il recepimento dell’Accordo della Conferenza Stato-Regioni sulla corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera, siglato il 20 dicembre 2012. Il piano intende poi favorire l’attivazione di interventi preventivi specifici capaci di raggiungere la popolazione target e finalizzati a stimolare il cittadino straniero a tutelare la propria salute.
Le misure per il cambiamento
Le Asl dovranno riservare spazi e tempi all’accoglienza e all’ascolto negli ambulatori e nei Consultori familiari per rispondere ai bisogni specifici degli individui appartenenti ai gruppi target del Piano. Vanno previsti servizi di accoglienza con la presenza di materiale multilingue presso i presidi sanitari delle Asl e il pronto soccorso per intercettare le esigenze informative e per l’orientamento dei gruppi vulnerabili relativamente all’accesso ai servizi socio sanitari quali l’iscrizione al Ssn.
Tra le novita, l’impegno a predisporre punti di ascolto all’interno delle strutture socio-sanitarie, come i consultori familiari, in cui operi personale specializzato per l’assistenza alle vittime di discriminazione, nei quali è possibile essere accolti, ascoltati, e accompagnati nella mediazione dei conflitti o informati sulle possibilità di tutela giurisdizionale.
Il ruolo dell’informazione è essenziale per prevenire e contrastare l’etnicizzazione delle malattie che, a causa della scorretta o faziosa informazione veicolata dai principali media, ricade egativamente su determinati gruppi di individui: per questo vanno previste campagne informative.
Nella prima sezione del documento è dedicata all’analisi statistica dei fenomeni di intolleranza e discriminazione, che riguardano sempre più cittadini italiani. Dal 2006 al 2013 sono arrivate oltre 3mila segnalazione al numero verde (800.90.10.10) del Contact center dell’Unar, l’Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica del dipartimento Pari opportunità del Governo. La gran parte delle chiamate è arrivata dal Nord del Paese, 55%: ma è il Lazio (22%) la Regione dove si denunciano più casi di discriminazione, spesso accompagnate da molestie e violenze. In drammatica pole-position anche Veneto (17%) e Lombardia (14,7%).
Lucilla Vazza