8 set 2015 – 13:27
CATANIA – Molte ombre e poche, forse pochissime, luci sulla vicenda che vede alla sbarra i 937 medici di famiglia e specialisti ambulatoriali della provincia di Catania per presunte inappropriatezze nella prescrizione di farmaci per l’osteoporosi fra il 2010 e il 2013.
Noi continuiamo a seguire la vicenda che proprio stamattina ci ha portati in tribunale dove da poche ore è stato presentato un esposto da parte del presidente dell’Ordine dei Medici, Massimo Buscema, per chiedere ai magistrati di far chiarezza su una storia che sta legando le mani ai medici generici, i quali, a detta loro, non si sento più liberi di agire per tutelare la salute del paziente.
Nero su bianco fra quei fogli della denuncia di cui noi siamo in possesso si sottolinea il desiderio di mettere la parola “fine a quest’insopportabile vicenda” verificando “la sussistenza di eventuali comportamenti penalmente rilevanti a carico del direttore sanitario dell’Asp di Catania, dell’ex direttore e di tutti colori che siano ritenuti responsabili”.
In sostanza qualcosa non torna e il botta e risposta fra l’Ordine e l’Azienda Sanitaria Provinciale etnea si fa incalzante. Non ultimo la richiesta proprio da parte dell’Asp di nuova documentazione inviando tramite raccomandata, ad ogni medico di famiglia coinvolto, un questionario per reperire dati sensibili dei pazienti quali nome, cognome e il motivo preciso per il quale è stato prescritto il farmaco per l’osteoporosi, in violazione, dunque della legge sulla privacy.
Il duello, secondo noi nasconde qualcosa di più grosso che ancora non è dato sapere ma proseguendo nella lettura dell’esposto, il nostro occhio cade sulla ricostruzione dei fatti che qui sintetizzeremo al massimo solo per farvi ben capire di cosa stiamo parlando.
A Catania, come nelle altre province dell’isola, viene segnalato un giro esorbitante di farmaci per l’osteoporosi. La procura incarica la guardia di Finanza di svolgere gli accertamenti e questa si avvale della collaborazione dell’Asp. Ma proprio dall’Asp, si legge nella nota, sarebbero partite delle direttive parziali, in quanto suggerisce ai finanzieri di porre particolare attenzione su uno solo dei quattro criteri previsti dalla nota 79 dell’A.I.F.A. e cioè quello che limita la prescrizione in rimborsabilità di tali farmaci solo all’esecuzione dell’esame di mineralometria ossea computerizzata (MOC) e invece le cose non starebbero cosi.
Secondo questi parametri tutti i medici generici sono risultati “colpevoli” e il danno erariale a loro contestato dalla Corte dei Conti, nel frattempo coinvolta nell’indagine, ammonta a oltre 21 milioni di euro.
Ma sarà proprio la Corte dei Conti a chiedere all’Azienda Sanitaria Provinciale quali controlli essa ha effettuato. E qui starebbe l’inghippo. Nell’esposto, infatti, si leggono testuali parole: “A seguito di tale richiesta, l’Asp di Catania, che con palese omissione non ha effettuato alcun controllo in questi anni, non avendo mai mandato nessun report mensile come previsto dalla legge, istituisce una commissione formata da tre medici funzionari (…) al fine di fare chiarezza”.
E ancora “La commissione dopo varie sedute, in armonia con il rigore scientifico dell’attività svolta, conclude affermando che l’indagine della GdF aveva dei dati finali inattendibili. Preso atto di ciò, l’ASP, tramite i suoi funzionari, anziché ammettere l’errore in cui era incorsa, presumibilmente nel timore di incorrere in una pressoché certa azione di responsabilità erariale da parte della Corte dei Conti, decide di proseguire nei controlli cercando in ogni modo di addossare in tutto od in parte una responsabilità ai medici, responsabilità, questa, che scagionerebbe o potrebbe scagionare gli stessi vertici dell’ASP, pienamente coinvolti quantomeno per omesso controllo!!!”.
Come dicevamo poc’anzi, si capisce bene che qualcosa non torna in questo affaire e la partita è ancora tutta da giocare.
Fonte New Sicilia