Cade il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche: la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità di questa norma della legge 40 e del divieto di accedere alla diagnosi pre-impianto. Un anno fa la Corte Costituzionale ha ricevuto il ricorso per decidere sulla questione. Le due giovani coppie da cui la causa ha preso le mosse, grazie al Tribunale di Roma che si è appellato alla Consulta, hanno vissuto storie difficili: per una il problema è una malattia che produce una malformazione incompatibile con la vita e per questo la donna ha subito 5 aborti di cui 4 spontanei. Per l’altra, la patologia è la distrofia di Becker e anche qui c’è stata un’interruzione di gravidanza. La legge in vigore, infatti, paradossalmente mette a rischio la salute della donna e la espone all’aborto. In Italia sono oltre duemila l’anno le coppie fertili portatrici di malattie genetiche, dalla talassemia alla fibrosi cistica, che non possono accedere all’analisi che permetterebbe loro di avere un figlio sano a causa della legge 40. Soddisfazione da parte di Filomena Gallo, uno degli avvocati delle coppie coinvolte. «Esprimo gioia e soddisfazione: ci aspettavamo una sentenza in tal senso, che rispettasse i diritti delle coppie che chiedono l’accesso ai trattamenti sanitari affinché siano rispettati diritto alla salute e principio di uguaglianza».