Il divario tra Nord e Sud, soprattutto in ambito sanitario, sembra ancora molto lontano dall’estinzione, anzi pare aumentare di anno in anno, anche a causa dell’attuale crisi dei sistemi produttivi e dei servizi. Dal rapporto annuale Istat emerge che i cittadini siciliani sono insoddisfatti dei propri servizi sanitari, un giudizio negativo che nel dettaglio riguarda non solo i servizi igienici, le strutture sanitarie, le liste d’attesa e il rapporto medico – paziente, ma anche la professionalità medico-sanitaria. Il declino attuale della Sicilia si può leggere anche nel crescente numero di studenti siciliani che scelgono di intraprendere la faticosa via dei “fuorisede”, proseguendo gli studi in altre regioni, spesso con un biglietto di sola andata. Secondo dati recentissimi, sono circa 36.000 gli universitari siciliani fuorisede, circa un quarto dell’intera popolazione universitaria siciliana, con Milano, Bologna, Padova, Torino, ma anche Pisa, Roma e Siena fra le mete più gettonate. Oltre a medicina ed infermieristica, la scelta di studiare fuori riguarda anche ingegneria, economia, marketing, giurisprudenza e psicologia.
Questo fenomeno implica inoltre uno spostamento di risorse finanziarie che vanno ad arricchire gli atenei del centro-nord e di risorse umane che contribuiranno a far crescere le società e i sistemi produttivi di quelle regioni. Tutto ciò è un sintomo non solo della crisi del mercato del lavoro ma anche di quello della formazione di livello elevato, e ne è ulteriore riprova la scarsissima capacità del sistema formativo di attrarre studenti da altre regioni.
Per questo si fa pressante la necessità di ripensare la formazione medica, per ricondurla ai suoi veri scopi, e di instaurare un nuovo rapporto di crescita reciproca tra territorio e giovani professionisti della sanità.
L’O.M.S. ha individuato nella formazione e nell’aggiornamento uno degli strumenti fondamentali per il perseguimento della Salute del cittadino. Quando si parla di un settore strategico e fondamentale per il territorio come la sanità, l’inadeguatezza del sistema formativo può assumere proporzioni devastanti, ancor di più se sommato allo scarso rapporto con il territorio in termini di organizzazione, di produttività, di inserimento professionale e di medicina preventiva.
Purtroppo, nonostante l’impegno istituzionale ed organizzativo, la formazione (specialistica e non) in sanità, soprattutto in sanità giovanile, è spesso travolta dalla frenesia degli oneri di reparto e di ambulatorio, dalla crescente burocrazia e dalla mancanza di metodologie didattiche innovative che riescano a coincidere con un efficace apprendimento.
Per ottenere questo risulta di fondamentale importanza seguire il “principio di inscindibilità” delle funzioni di didattica, ricerca ed assistenza che caratterizza l’attività esercitata presso le Aziende Ospedaliere Universitarie e le Scuole di Medicina delle Università.
Questo principio è stato già recepito negli Stati Uniti ed in numerosi altri Paesi europei, nei quali i nosocomi di formazione sanitaria, denominati “Teaching Hospital”, costituiscono il perno del sistema formativo e assistenziale sanitario universitario.
I Teaching Hospital sono degli “ospedali d’insegnamento” che forniscono istruzione e formazione per i futuri e gli attuali medici, infermieri e altri professionisti della salute, oltre a garantire assistenza medica ai pazienti. Essi sono generalmente collegati con le Scuole di Medicina o le Università, e possono essere di proprietà dell’università o far parte del sistema sanitario regionale o nazionale. Gli ospedali universitari svolgono anche attività di ricerca e sono centri di sperimentazione e di innovazione tecnologica.
Tutti i Teaching Hospital dei maggiori Paesi occidentali costituiscono un fiore all’occhiello delle realtà in cui essi operano e, indipendentemente dalle diverse modalità di finanziamento e di organizzazione, rappresentano il motore della formazione sia dei professionisti della sanità che della ricerca clinica.
Questo risultato, a mio avviso, è stato raggiunto perché in questi Paesi è maturata una forte consapevolezza che tra le priorità negli investimenti deve esserci quello in formazione e ricerca, specie di tipo sanitario.
In relazione al Paese preso in considerazione, è possibile osservare diverse peculiarità conseguenti ai modelli di relazione tra Sistema Sanitario ed Università, al sistema di finanziamento e alla Governance. Nel suddetto quadro internazionale e con riferimento ai rapporti università – Teaching Hospital, possono individuarsi principalmente due modelli:
I “Teaching Hospital” sono prevalentemente istituzioni pubbliche o organizzazioni “no profit” (Paesi Bassi), ma è possibile registrare una presenza di privati prevalentemente nell’esperienza americana e, in modo più limitato, in quella spagnola.
Nell’”integration model” la Scuola di Medicina è inglobata all’interno del Teaching Hospital. In pratica l’integrazione permette la creazione di un unico soggetto che esercita una ben definita e specifica funzione che garantisce autonomia rispetto a eventuali ingerenze sia dell’Università sia del servizio sanitario. In tutti i modelli al finanziamento dell’attività assistenziale concorre il sistema sanitario in base alle regole stabilite dal Paese di riferimento, mentre le attività di didattica e di ricerca sono finanziate mediante l’assegnazione di risorse garantite da soggetti diversi, in particolare provenienti dall’Università e da altri soggetti pubblici centrali (ad esempio, il Ministero dell’Educazione nei Paesi Bassi, l’Institut National de la Santè et de la Recherche Medicale in Francia) o territoriali (ad esempio i Lander nel caso tedesco).
Solo perseguendo il modello del Teaching Hospital, incentivando fortemente i finanziamenti privati e potenziando in maniera mirata la formazione d’eccellenza, sarà possibile fare del nostro Paese, che già brilla per equità di accesso alle cure, un modello da seguire tanto nella formazione sanitaria quanto nella qualità dei servizi assistenziali.
Dott. Salvatore Giovanni Vitale – Consigliere Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Catania