CATANIA – Un grande momento di confronto tra la categoria dei medici e il mondo politico si è tenuto stamattina a distanza di circa due settimane dalla denuncia della Guardia di Finanza nei confronti di 937 medici catanesi dichiarati prescrittori inappropriati di alcuni farmaci per l’osteoporosi.
A proporre l’iniziativa è stato l’Ordine dei medici della provincia di Catania con in testa il suo presidente Massimo Buscema che ha dovuto in più momenti sintetizzare e, a volte, ricondurre alla serenità un dibattito talvolta dai toni accesi. Segno della grande sofferenza che sta attraversando, in questi giorni, la categoria dei medici.
Una folta presenza di deputati europei, regionali, nazionali bipartisan si è riunita al fine di trovare una soluzione ad un problema che, secondo quanto ripetuto più volte durante il dibattito, risulta essere “un oltraggio alla classe medica e rischia di diventare un problema sociale”.
Ormai da tempo sia il Codacons sia l’Ordine dei medici di Catania hanno evidenziato come l’indagine della Guardia di finanza, su disposizione della Procura, ha avuto come diretto risultato quello di fare abbassare drasticamente le prescrizioni dei farmaci per i quali i medici risultano indagati. Dopo la conclusione delle indagini, difatti, le prescrizioni sarebbero diminuite dell’80% per i farmaci dell’osteoporosi e del 50% per tutte le altre tipologie di medicinali.
Inoltre sin dal 2 febbraio il Codacons ha fatto presente il grave problema dei medici indagati per eccessive prescrizioni ma l’Asp ha loro risposto attraverso un comunicato stampa accusando il segretario Francesco Tanasi di “terrorismo e di allarmismo poiché si trattava di normali procedure di verifica e che non c’era alcun reale motivo per cui preoccuparsi“.
L’indagine inoltre sembrerebbe gravata da un importante errore metodologico che consisterebbe nell’aver considerato come unica possibilità per la rimborsabilità di questi farmaci l’esecuzione di un esame MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata, ovvero l’esame per misurare la densità minerale ossea, n.d.r.) mentre la famigerata nota 79 prevede altre tre opzioni perfettamente riconosciute dal servizio sanitario regionale e cioè quello di pazienti cortisonati, con pregresse fratture vertebrali e femorali.
Mentre secondo Pippo Di Giacomo, presidente della commissione Sanità dell’Ars, fatti così clamorosi e generalizzati sarebbero il frutto di una distorsione del sistema.
L’unica proposta avanzata per uscire da una situazione che rischia di mettere ancora una volta la Sicilia nell’occhio del ciclone in quanto a disfunzioni di sistema e poca affidabilità è, secondo Di Giacomo, la presentazione da parte dei medici di una “documentazione da proporre alla politica, al governo e al Parlamento per valutare se sono state effettivamente chieste documentazioni in maniera impropria”.
Riportiamo, di seguito, alcuni degli interventi dei deputati presenti durante l’incontro.
Giovanni Burtone, deputato nazionale PD: “Il medico sa che questa polemica può rappresentare una rottura tra la sanità e l’opinione pubblica. Le battute demagogiche per seguire il facile populismo portano solo a rotture insanabili. Grava un peso sia sulla classe medica, che ha visto arrivare la lettera dell’asp con le richieste di risarcimento economico, sia sul cittadino stesso. Il medico ha il dovere di prevenire e determinare un risparmio per il paziente. Bisogna chiedere al governo nazionale di rispondere in merito alla questione”.
Nino D’Asero, capogruppo del Nuovo Centrodestra all’Ars: “L’intervento della guardia di finanza e della Corte dei Conti porta a chiarire le posizioni di ogni medico. La nota 79 va modificata ma le politiche populistiche non portano a nulla. La politica deve tornare a dire le cose come stanno”.
Gino Ioppolo, deputato regionale della lista Musumeci: “Credo che quest’indagine sia diabolica perché infierisce sulle scelte di cura del medico. Sul piano politico bisogna chiarire che nessuno si può sostituire al medico sulla scelta della cura. La nostra regione e la sanità sono ingovernabili. Bisogna tutelare la libertà di scienza e coscienza del medico. Guai se le prescrizioni dovessero crollare. Il governo regionale dovrebbe fare chiarezza al suo interno e compiere dei passi importanti per intavolare un‘interlocuzione con chi indaga”.
Dino Fiorenza, deputato regionale catanese Pds-Mpa: “Propongo una class action da parte bei medici”.
Maria Luisa Albanella, deputato nazionale PD “Credo che tutto questo nasca dalla voglia di mettere in dubbio la sanità regionale e nazionale. Quest’indagine va eliminata perché è sicuramente frutto di un errore. Bisogna vedere se questo errore sia stato fatto in buona o in cattiva fede”.
Giuseppe Berretta, parlamentare nazionale del PD: “Dinanzi ad un tentativo demagogico per indurre preoccupazione, i medici stanno portando avanti un’operazione di verità. Questa vicenda va archiviata al più presto. Bisogna chiedere al Prefetto di intervenire, al governo nazionale di dare delle indicazioni chiare e chiedere alla magistratura di indagare sulle responsabilità. Poi mi chiedo: ma perché sempre Catania? Perché quest’aggressione alla sanità catanese? Credo che a Catania abbiamo punte di eccellenza che bisogna tutelare non bistrattare”.