Lo scorso 18 dicembre è scomparso, all’età di 94 anni, il prof. Pietro Polosa, figura storica dell’Endocrinologia, della Diabetologia e della Medicina Interna Italiana. Assolvo al compito di commemorarlo con animo combattuto tra profonda tristezza e immensa gioia. Tristezza, per il rimpianto di una scomparsa che porta via con se pezzi insostituibili di vita, di storia e di umanità. Gioia,per la consapevolezza di poter ravvivare ancora una volta il ricordo di un uomosemplice, umile, onesto, generoso, operoso, positivo e propositivo, dotato di una naturale affabilità e semplicità d’animo che erano le note dominantinei suoi rapporti umani.
Chi conobbe Pietro Polosa sa che non è facile parlare di lui, deisuoi successi professionali, della sua figura di clinico, di scienziato, di docente e di maestro senza offendere con luoghi comuni quello spirito di modestia e quella genuinità nei comportamenti ai quali volle e seppe improntare tutta la sua vita.
Dopo aver conseguito la Laurea in Medicina all’Università di Bari nel 1945 si trasferisce a Napoli dove in qualità di assistente volontario si interna nell’Istituto di Clinica Medica dell’Università partenopea, diretto dal celebre Prof. Giovanni Di Guglielmo,uno dei più autorevoli clinici italiani di tutti i tempi. Il suo tutor è il lentinese (Lentini, in provincia di Siracusa) Saverio Signorelli, allievo e aiuto del Di Guglielmo, e astro nascente della medicina interna nazionale. Questo incontro segna una svolta decisiva nella vita professionale di Pietro Polosa che, affascinato dalla personalità e dalle competenze del Signorelli in ambito ematologico ed infettivologico, decide di seguirlo prima a Ferrara non appena questi viene chiamato a dirigere la Cattedra di Patologia Speciale Medica e successivamente – nel 1953 – a Catania, dove nel frattempo si era resa libera la Patologia Medica in seguito al trasferimento del Prof. Luigi Condorelli a Roma. A Catania il Prof. Signorelli crea due importanti centri di studio e assistenza, uno per gli ammalati talassemici e l’altro – tra i primi in Italia – per i pazienti diabetici. Polosa viene incaricato dal Signorelli a curare le attività assistenziali e di ricerca del Centro Antidiabetico che ben presto diviene punto di riferimento per tutti i diabetici della Sicilia orientale.Seguendo l’indirizzo del suo Maestro, si è molto occupato di problemi ematologici e infettivologici con pregevoli contributi monografici sulla fisiopatologia e terapia della malaria, ma è nel corso di questo periodo che Pietro Polosa matura un interesse scientifico preminente per i problemi diabetologici e per le malattie endocrine che culmina con la sua nomina a Professore Ordinario di Endocrinologia e Patologia Costituzionaledell’ Università di Catania nel 1971. Viene quindi chiamato a dirigere il neo-costituito Istituto di Endocrinologia(1972) e fonda una tra le prime Scuole di Specializzazione di Endocrinologia in Italiapressol’ Università di Catania, diventandone il suo primo Direttore (1973).
In questo periodo promuove numerose iniziative in campo socio-sanitario fondando il primo centro per lo studio delle tireopatie, e avviando progetti di prevenzione del gozzo endemico in Sicilia. Istituisce il primo centro regionale per lo studio degli ipostaturalismi endocrini e successivamente il primo centro per lo studio dell’andrologia.Contribuisce alla fondazione e alla rifondazione di diverse società medico-scientifiche nazionali e relative sezioni regionali; cito fra le tante, la Società Italiana di Diabetologia (dove Pietro Polosa ricoprì il ruolo di vice-presidente per diversi anni) e la Società Italiana di Andrologia.In tutti questi settori il prof. Polosa ha favorito la crescita e l’affermazione di allievi che hanno costituito una vera e propria scuola accademica e clinica siciliana nel settore endocrino, metabolico e andrologico. Per tutto quello che ha fatto, il Prof. Pietro Polosa può essere considerato, a buon diritto, il padre spirituale della Endocrinologia Italiana.
La personalità scientifica del Prof. Polosa si arricchisce progressivamente delle nuove acquisizioni della biochimica, della fisiopatologia e delle più sofisticate metodiche strumentali e di laboratorio del tempo che lo proiettano in una medicina moderna e innovativa. Risulta pertanto del tutto naturale che il suo processo di maturazione professionale lo porti a dedicarsi con una maggiore attenzione ai problemi del malato nella sua complessità piuttosto che limitarsi al paziente specialistico o super-specialistico, che culmina prima con il suo trasferimento alla Patologia Medica (1976) e successivamente alla direzione della Clinica Medica dell’Università di Catania (1986). In questo periodo Pietro Polosa ricopre il ruolo di Presidente della Società Italiana di Medicina Interna (sez. Regionale) e la Direzione della Scuola di Specializzazione di Medicina Interna.Il suo impegno clinico e accademico è stato riconosciuto dalle alte cariche dello Stato con l’assegnazione del prestigioso Premio Nazionale delle Scienze, ricevuto a Roma in Campidoglio nel 1983.
All’operosità scientifica di Pietro Polosa si affianca una intensa attività didattica la cui fertilità di insegnamento è comprovata dalla crescita e affermazione di allievi che hanno costituito una vera e propria scuola accademica e clinica siciliana nel settore endocrino, metabolico, andrologico e internistico. Egli considerava tutti questi allievi la sua grande famiglia e mostrava compiacimento e soddisfazione quando altri giovani collaboratori della sua Scuola raggiungevano mete accademiche di prestigio, convinto che tali traguardi in gran parte erano anche opera sua. Lo stesso impegno didattico ha contribuito alla formazione di numerose generazioni di medici siciliani a cui ha dedicato prima come Patologo e poi come Clinico ogni sua energia nel trasmettere la nobile “Arte Medica”. E questa dedizione veniva regolarmente ripagata con affetto e stima dai medici siciliani che lo avevano avuto come docente. Anche negli ultimi tempi, ormai fuori ruolo da quasi 20 anni, partecipava attivamente a congressi e seminari di medicina locali dove gli veniva conferita spontaneamente la nomina a Presidente onorario di questo o di quel congresso in riconoscimento del suo ruolo storico nella medicina.
L’uomo che stiamo commemorando è uno di quei rari esempi di quella comunità Accademica nella quale il Maestro esercitava un ruolo essenziale basato su due requisiti fondamentali: il sapere e il saperlo trasmettere. Pietro Polosa era capace di rendere facilmente comprensibili fenomeni fisiopatologici e percorsi diagnostico-terapeuticicomplessi e non solo agli studenti, ma anche agli stessi pazienti. Dotato di grandi qualità umane, come medico si è sempre sforzato di impostare un dialogo diretto improntato a infondere nei suoi pazienti conforto e sicurezza e sempre nel rispetto della dignità del malato sofferente. Era dotato di una naturale predisposizione a stabilire rapporti di fiducia e talvolta anche di amicizia con i suoi malati, tanto da elevare il rapporto medico-paziente a livelli inimmaginabili per i nostri tempi.
Il Prof. Pietro Polosa è stato per moltissimi, medici e non, uno punto di riferimento culturale e umano degno di emulazione. Chi, come me, ha avuto la fortuna di essergli stato accanto e di conoscerlo, ha potuto cogliere tutte le sfumature di questo grande Maestro che vanno dal ruolo di educatore universitario coscienzioso e sempre attento alle esigenze degli studenti, dalla capacità di trasmettere la passione per la ricerca, alle notevoli qualità umane e all’insegnamento di uno stile di vita. Pietro Polosa era un uomo profondamente onesto, estremamente giusto, di saldi principi morali e religiosi, e queste fondamentali qualità ha cercato di trasmetterle agli allievi e ai figli (Antonio, Riccardo e Sonja) nella certezza che onestà, giustizia e moralità sono le basi necessarie per affrontare con dignità la vita.
Un esempio luminoso che ci onora ricordare e che non ci stancheremo mai di additare alle generazioni future, sicuri del conforto del suo spirito e del suo insegnamento che non ci abbandoneranno mai.
Riccardo Polosa