È talvolta liquidato come una delle tante malattie dell’infanzia, ma il morbillo è molto più di un semplice sfogo esantematico. In base a uno studio pubblicato su Science, questo virus lascia nel sistema immunitario dei bambini strascichi che durano fino a tre anni dalla fine della malattia, lasciandoli vulnerabili a una serie di infezioni anche più gravi.
Tutto da rifare. Secondo le analisi dei ricercatori dell’Università di Princeton e della Emory University di Atlanta (USA), il morbillo cancellerebbe la memoria immunitaria delle passate infezioni, compromettendo il lavoro svolto dai globuli bianchi nei primi anni di vita del bambino.
La buona notizia è che il vaccino contro il morbillo, prevenendo la malattia, proteggerebbe anche dalle infezioni che potrebbero colpire un paziente reduce dal morbillo, pertanto immunodepresso.
Memoria corta. Da tempo si sapeva che il morbillo colpisce il sistema immunitario del malato, uccidendo i linfociti T, cellule fondamentali per la risposta immunitaria che conservano memoria delle passate infezioni. Si pensava che questo effetto durasse un mese o due; ma recenti ricerche sulle scimmie hanno dimostrato che dopo quell’arco di tempo, l’unica memoria che viene recuperata è quella per il virus del morbillo.
Legame inquietante. L’organismo si “ricorda” quindi della recente infezione, ma è inerme contro altri virus ancora più pericolosi. Se questa “amnesia immunitaria” colpisse anche l’uomo, si dovrebbe notare una forte correlazione tra numero di casi di morbillo e numero di morti infantili per infezioni.
Michael Mina e i colleghi della Emory University di Atlanta hanno analizzato i dati sulla mortalità infantile in USA, Inghilterra e Danimarca nei decenni precedenti e successivi la diffusione del vaccino antimorbillo (introdotto negli USA a partire dagli anni ’60; in Italia, dal 1976).
Stretto rapporto. Le morti per infezioni (soprattutto malattie polmonari, diarrea e mengite) sembrano aumentare e diminuire in base ai casi registrati di morbillo; in particolare, l’amnesia immunitaria dovuta al morbillo durerebbe 27 mesi.
L’effetto è così chiaro che, in ogni anno esaminato, il numero di morti infantili per infezione è strettamente legato al numero di casi di morbillo registrati; nei periodi di epidemia di morbillo, l’immunodeficienza causata dal virus sarebbe responsabile della metà delle morti per infezione.
Tabula rasa. Ma perché proprio 27 mesi? L’ipotesi è che il virus del morbillo riporti il sistema immunitario del paziente colpito a quello di un neonato. E che da quel momento servano 2-3 anni per esporsi di nuovo a un numero di infezioni sufficienti a ricostituire una solida base di difesa per l’organismo.
Danni a catena. L’effetto “colpo di spugna” sul sistema immunitario coinvolgerebbe anche gli anticorpi derivanti da precedenti vaccinazioni. In altre parole, non vaccinandosi contro il morbillo si rischia di annullare i benefici derivanti da precedenti vaccini, come quello contro la difterite o la pertosse. Malattie che potrebbero non colpire fino al raggiungimento dell’età adulta, quando si manifestano in forma più grave.