Mai più casi Stamina. È scritto nero su bianco, in 122 pagine di indagine conoscitiva, firmata dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato e promossa dalla scienziata e senatrice a vita, Elena Cattaneo. Il testo, che ripercorre la nascita e lo sviluppo della vicenda, si conclude con dieci proposte legislative per il Parlamento per scongiurare che casi del genere possano ripresentarsi. La vicenda tiene banco dal 2012 e ha tirato in ballo, oltre alle famiglie dei malati – spesso bambini – il circo mediatico, le istituzioni medico-scientifico, i tribunali, il Governo e il Parlamento e che si chiude con la sconfessione scientifica dell’intruglio, una pioggia di richieste di risarcimenti da parte di molte famiglie.
Malati ingannati. Un pasticcio provocato da un «non metodo» di cura, che la senatrice Cattaneo, oggi nella conferenza stampa di presentazione della Relazione, ha definito senza mezzi termini: «Una frode brevettuale e commerciale, il tradimento di una richiesta d’aiuto». I senatori, coadiuvati da esperti della materia, fanno autocritica e bocciano alcuni passi falsi commessi dal Parlamento e dal Governo: «Nella vicenda si è giunti a disporre con legge una sperimentazione clinica (art. 2, comma 2-bis della legge 57/2013, conversione del Dl Balduzzi), sull’ondata emotiva creata da una sconsiderata campagna di alcuni mezzi d’informazione. Il Governo e il Parlamento non hanno purtoppo saputo tener ferma una posizione da subito epressa dagli organismi tecnici e di vigilanza preposti alla sicurezza dei farmaci e dei trattamenti sanitari, cioè Aifa e Nas», a cui va l’espresso plauso della Commissione poiché « si sono operati, per quanto di competenza, per porre in essere l’ordinanza di blocco del maggio 2012, il cui doveroso rispetto avrebbe risparmiato al Paese il corto circuito istituzionale e mediatico descritto in questa relazione». e in effetti proprio la senatrice Cattaneo ha sottolineato che «Fin dall’inizio della vicenda, il nostro Paese aveva tutti gli strumenti e le competenze per evitare questa situazione. Bastava il Dm Turco-Fazio per evitare il caso». E allora l’errore se c’è stato è stato della politica, rea di essersi fatta manipolare dalla (cattiva) informazione. «La speranza – ha commentato Luca Pani, Dg di Aifa – è stata tradita. In questo caso non c’era uno straccio di prova per alimentare la speranza. Ed è stato sbagliato anche pensare che nelle malattie incurabili “a provare non c’è niente da perdere”. Perché chi è stato trattato con Stamina potrebbe non essere candidabile ad altri trattamenti realmente innovativi, in fase sperimentale. Non proviamo nessun compiacimento. Avremmo voluto non avere ragione. Magari Stamina fosse stato efficace».
Errore da non ripetere. Per questo, la senatrice Emilia Grazia De Biasi, che oggi ha illustrato la relazione, ha ammesso che sul caso Stamina «non si può continuare a negare che ci sia stato un errore», riferendosi ovviamente al voto parlamentare che ha avallato la sperimentazione del metodo (legge 57/2013). «Su questa base – ha sottolineato- credo che la cosa migliore sia quella di rivedere il voto. Le leggi vanno adeguate e solo i cretini non cambiano idea». Un altro aspetto su cui la relazione si sofferma è l’operato dei giudici che a colpi di sentenza hanno avuto un ruolo decisivo nel rendere la situazione ancora più ingarbugliata e soprattutto di aver mal interpretato il diritto alla cura sancito dalla Costituzione, che si riferisce a «cure medicalmente verificate normate». Principio su cui la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 274/2014, emessa lo scorso 1° dicembre, ha ribadito che «Decisioni sul merito delle scelte terapeutiche, in relazionealla loro appropriatezzam non potrebbero nascere da valutazioni di pura discrezionalità politica del legislatore, bensì dovrebbero prevedere l’elaborazione di indirizzi fondati sulla verifica dello stato delle conoscenze scientifiche e delle evidenze sperimentali acquisitetramite istituzioni e organismi a ciò deputati».
Dieci punti per cambiare. A conclusione del documento la commissione ha elencato dieci iniziative neceesarie per ché non si ripetano più situazioni simili. Il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri ha illustrato le proposte legislative e di sistema.
1) Sui trattamenti non provati, prevedere che ministero della Salute e pm siano legittimati ad essere presenti in sede dei giudizi civili d’urgenza o ordinari per la richiesta di terapie non provate al fine di concorrere alla valutazione complessiva.
2) Abrogazione parziale del decreto Balduzzi del 2013 che autorizzava la sperimentazione Stamina.
3) Revisione del Decreto Turco-Fazio sulle cure compassionevoli
4) Adottare con tempestività l’art. 28 del regolamento Ue 1394/2007 sulla disciplica di medicinali per terapia avanzata preparato su base non ripetitiva.
5) Proposta di costituzione di una rete territoriale di assistenza e di supporto informativo per le famiglie a cui èstata data una diagnosi di malattia attualmente inguaribile. A tal fine verrano utilizzate le risorse messe a diposizionedal decreto Stamina. Il malato insomma non va mai abbandonato, va aiutato con ogni supporto possibile anche quando non cè speranza di guarigione.
6) Comunicazione istituzionale: il ministero della Salute deve aumentare e perfezionale le campagne di comunicazione per evitare la diffusione di notizie su trattamenti illusori, non comprovati scientificamente.
7) Standard Daubert. La proposta è quella di adottare i cosiddetti standard Daubert, elaborati dalla Corte suprema statunitense, che impongono al giudice di accertare l’attendibilità scientifica di un trattamento. «La teoria o tecnica deve essere controllabile, falsificabile, deve essere visibile e quindi pubblicata su riviste con sistema di referaggio dei pari (peer review); deve essere definito un tasso di errore; devono esserci standard e controlli per la tecnica costantemente aggiornati; infine, la teoria e la tecnica devono essere generalmente accettate dalla comunità scientifica di riferimento».
8) Linee guida per tutelare i minori. Nella vicenda un ruolo increscioso lo hanno avuto i mass media che hanno strumentalizzato ed esposto senza freni bambini ammalati, spesso in condizioni pietose, senza che questo servisse ad aumentare il livello di informazione.
9) Adozione di linee guida relative all’informazione pubblica in ambito medico-scientifico.
10) Rafforzare l’indipendenza dei comitati etici degli ospedali.
Lucilla Vazza