Aspettando i nuovi Lea e dopo aver guardato le classifiche regionali, oggi arriva il 18esimo rapporto Pit salute a cura del Tdm-Cittadinanzattiva a completare il quadro. Se il ministero da una parte ci conforta fotografando una sanità in via di ripresa, il Pit ci sbatte in faccia dati forniti dalle oltre 24mila segnalazioni dei cittadini giunte nel 2014, che non hanno quasi bisogno di commenti. Al primo posto nella classifica dei problemi segnalati con il 25%), le segnalazioni sui lunghi tempi di attesa restano ancora al vertice delle preoccupazioni dei cittadini (58,7%), quasi ugualmente ripartite fra esami diagnostici (36,7%), interventi chirurgici (28,8%) e visite specialistiche (26,3%).
Attese infinite , scorciatoia privato
Sono sempre lunghissimi, 9 mesi, i tempi medi d’attesa per le prestazioni e dunque per rimediare ci si rivolge al privato o all’intramoenia. Ed è una scelta per modo di dire, perché diventa quasi un obbligo se si vuole difendere la propria salute. Solo per le visite specialistiche la situazione è questa: un anno per una visita psichiatrica, 9 mesi per quella oculistica, 8 per farsi vedere dal cardiologo, 6 mesi per l’ortopedico. Stesso tempo d’attesa persino per la visita da un oncologo, per il quale non ci sono vie preferenziali. «Ci vogliono abituare a considerare l’intramoenia e il privato come normali canali di accesso alle prestazioni sanitarie di cui si ha bisogno». Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, commentando i risultati del Pot dal titolo «Sanità pubblica, accesso privato», presentato oggi a Roma. «Le difficoltà di accesso anche in oncologia sono un grave campanello di allarme purtroppo inascoltato. È ora di porre la stessa attenzione riservata agli aspetti di gestione economica, a una politica nazionale seria e misurabile per migliorare l’accesso ai servizi – chiede Aceti – a partire da un governo forte e trasparente dei tempi di attesa non solo su diagnostica e specialistica, ma anche sui ricoveri, dove ancora le agende sono gestite dai singoli reparti e su carta, Adi e pronto soccorso».
Quei no ai cittadini
Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria di base, le segnalazioni riguardanti il rifiuto di visita a domicilio sono passate dal 23,3% del 2013 al 28,3% del 2014 e il rifiuto di effettuare prescrizioni da parte del medico di medicina generale dal 17,8% del 2013 al 24,5% del 2014. Aumentano anche le segnalazioni per un ricovero negato, a volte «non ritenuto necessario perché la prestazione può essere erogata dai servizi territoriali, che però non sono sempre in grado di offrirli». Ma a volte negato anche per tagli ai servizi, «ovvero mancanza posti letto, chiusura reparti, accorpamenti presidi, scarso personale». Il 31,7% di chi si sente dire di no, infine, afferma che ad esser stato negato è l’accesso alle proprie informazioni cliniche, cartella clinica e referti in primis.
LE REAZIONI
Federico Gelli (Pd) : indennizzi più facili con la legge sulla responsabilità medica
«La legge sulla responsabilità del personale sanitario non penalizzerà i pazienti, anzi renderà più facile ottenere indennizzi, prevedendo, tra l’altro, l’azione diretta del cittadino nei confronti della compagnia assicuratrice, alla stregua di quanto accade per l’Rc Auto». È una delle novità che verranno introdotte dalla legge sulla responsabilità professionale del personale sanitario all’esame della Commissione Affari sociali della Camera e che è stata annunciata oggi dal relatore del testo, Federico Gelli (Pd). Con la legge, ha aggiunto Gelli, «obblighiamo tutte le strutture e i professionisti, anche quelli in libera professione, a dotarsi di una copertura assicurativa. È uno scandalo che non sia già così. La volontà politica è abbattere i costi della medicina difensiva, quella dettata dalla paura di incorrere in denunce. Abbiamo 14 miliardi che potrebbero essere utilizzati per migliorare il servizio e invece vengono sprecati». «I numero di sinistri aperti per errori di medici o sanitari, ha risposto il coordinatore Tdm Aceti, sono appena lo 0,0012% rispetto al volume delle prestazioni erogate. Nel 2012 ci sono stati solo 12.000 sinistri aperti su 9 milioni di ricoveri e un miliardo di prestazioni. Quindi non c’è nessun attacco sfrenato ai medici e probabilmente la stima dei costi della medicina difensiva non corrisponde alla realtà. Ma noi, per questa percentuale così bassa, stiamo approvando una legge che, al contrario di ciò che accade, attribuirà al cittadino, ovvero alla parte debole, l’onere di dover provare il danno subìto».
Bevere (Agenas): «Coinvolgimento cittadini è prezioso»
«Lo sviluppo del nostro Servizio sanitario nazionale deve prevedere necessariamente e strutturalmente il coinvolgimento dei cittadini. Sono i cittadini a usufruire dei servizi sanitari e soltanto attraverso la loro partecipazione le Istituzioni possono avvalersi di un importante feedback sulla loro capacità di rispondere ai bisogni di salute». Lo ha affermato Francesco Bevere, direttore generale dell’Agenas, ha commentato : «A distanza di più di un anno dall’intesa sul nuovo Patto per la salute – prosegue Bevere – l’attuazione di una revisione dell’attuale modello di governance del Ssn sottende anche a una riprogettazione partecipata dei processi decisionali di costruzione e tutela della salute pubblica, attraverso la condivisione e il coinvolgimento strutturale e costante di tutti gli attori che di fatto vivono gli effetti dei provvedimenti emanati da Governo e Regioni». «La volontà dell’Agenzia di considerare le persone e le associazioni che tutelano i diritti dei cittadini quali interlocutori privilegiati del cambiamento è documentata dalle molteplici collaborazioni con Cittadinanzattiva – conclude Bevere – Favorire la partecipazione dei cittadini, per Agenas, significa avvalersi di un contributo molto speciale»
Chersevani (Fnomceo): un quadro che ci preoccupa
Il quadro del Rapporto Pit Salute del Tdm-Cittadinanzattiva, in cui emerge che i cittadini pagano di tasca propria le inefficienze di un Ssn sempre meno accessibile, «preoccupa molto i medici, che vedono indebolire sempre di più il Servizio sanitario pubblico e crescere il privato». Lo ha affermato alle agenzie Roberta Chersevani, presidente della Fnomceo, tra i relatori invitati alla presentazione del Rapporto Pit Salute. «Sono dati che mettono in discussione anche la sostenibilità del Ssn – aggiunge Chersevani – che non riesce più a dare le risposte di assistenza e cura ai cittadini. Per questo il prossimo 28 novembre a Roma i medici e i cittadini scenderanno in piazza insieme, per una fiaccolata in difesa del Ssn e per una sanità che garantisca uguali diritti a tutti».
Giulia Grillo (M5S): Se il Governo spinge verso il privato, abbassi le tasse
Il Rapporto Pit Salute «descrive un sistema sanitario sempre più in affanno che non riesce a garantire il diritto alla salute. Una realtà alla deriva». È il commento dei parlamentari del Movimento 5 stelle in Commissione Affari sociali della Camera, secondo cui «le responsabilità del governo sono evidenti e frutto di una chiara scelta politica». Se l’Esecutivo «ha ancora un briciolo di dignità, deve ammettere che sta smantellando la sanità pubblica – sottolineano – per lasciare campo libero a quella privata perché, di fatto, questo è ciò che già sta avvenendo. Si tratta di una scelta politica chiara, che assolutamente non condividiamo, rispetto alla quale il governo dovrebbe trarre le inevitabili conseguenze: abbassare le tasse. I cittadini italiani non possono continuare a pagare imposte così elevate per un Ssn che è sempre meno accessibile». «Il taglio al Fsn previsto in Stabilità, che mette le Regioni all’angolo, e quello delle 208 prestazioni mediche – afferma la deputata Giulia Grillo – sono solo gli ultimi due tasselli di una strategia che, dall’altra parte, vede l’Esecutivo assai timido nel contrasto dei veri sprechi e della corruzione dilagante nel comparto. Una timidezza che coinvolge anche l’Aifa, a cui contestiamo la governance su diverse questioni, come i recenti casi della gestione del pay back e della rinegoziazione del prontuario farmaceutico».